Il nome, forse in riferimento alla caratteristica forma allungata del primitivo insediamento urbano o a causa dell’abbondanza di viti, deriva dal termine “
Vinguilia” o “
Linguilia” tradotto dai documenti medioevali e si lega da subito alla stella di un nobile piemontese, Anselmo “
de Quadraginta” (da Quaranta). È all’intraprendenza di questo cavaliere giunto
in loco gli inizi del XII secolo in qualità di famulo dei marchesi di Clavesana che dobbiamo la conoscenza del borgo e della sua chiesa di riferimento. A quel tempo (1153) Anselmo era già riuscito a creare la sede fortificata di un feudo che si estendeva inizialmente da Castellaro a Pompeiana, da Pietrabruna a Boscomare e alla marina del borgo occidentale di San Lorenzo, la San Lorenzo “dei Lengueglia”, e che si reggeva sul diritto di riscossione delle decime parrocchiali nel distretto occidentale della Diocesi di Albenga.
Costretti da subito a sgomitare con i domini feudali confinanti dei conti di Ventimiglia (Cipressa e Terzorio), del “Principato” benedettino di Villaregia (Santo Stefano e Riva Ligure) e del Comune di Porto Maurizio (Pietrabruna, Civezza e il borgo orientale di San Lorenzo), i signori di Lingueglietta si assicurarono comunque una longevità politica senza pari, traguardando la soglia del Seicento e plasmando a fondo la struttura urbana del borgo. Alle fortune di Anselmo e dei suoi discendenti e alla fiera identità civica della popolazione cresciuta all’ombra del maniero feduale, si devono infatti la formazione dei tre rioni (Terruzzo, Villa e Banchette) e dei principali poli religiosi di Lingueglietta (le chiese di San Pietro, della Natività di Maria Vergine e gli oratori dell’Annunciazione e di San Rocco).
Un assetto, specie quello centrale del castrum, che riassume bene lo scontro delle forze in gioco durante il Medioevo: da un lato, il castello e il potere politico dei Linguilia e, dall’altro, la croce e le campane della chiesa parrocchiale, sede dell’Universitas (il popolo) e del potere ecclesiastico. Fu un dialogo, più che un contrasto, quello instaurato fra sudditi e signori, che si risolse ben presto a favore della civitas, riconosciuta ufficialmente negli statuti del 1434, e in un rapporto di rispetto dei diritti giuridico-amministrativi faticosamente conquistati fra Due e Trecento.
Avvisaglie di un lento declino avviato inesorabilmente allo scadere del XII secolo (1182), quando i Lengueglia divennero fedeli vassalli del Comune di Genova e titolari sempre più nominali delle terre del feudo. In fondo fu solo una questione di tempo e denaro o, meglio, di carati catastali, 21 su 24 per la precisione, e nel 1609 Giovanni Battista, l’ultimo dei Lengueglia, cedette il feudo dei padri alla Repubblica, che lo amministrò traghettandolo sino alle soglie dell’età moderna e alla definitiva soppressione dell’autonomia comunale, nel 1928, a opera di da Mussolini.
Distesa al sole della Riviera fra le distese ondeggianti degli olivi e i profumi della macchia mediterranea, quasi addormentata nel ricordo dei fasti dorati dell’epoca signoria, Lingueglietta possiede un patrimonio storico, artistico e culturale importante. “Uno dei borghi più belli d’Italia” che, a partire dai primi anni del nuovo millennio, ha accolto in seno il seme dell’arte contemporanea e dato ospitalità alle creature fantastiche e mitologiche che popolano il parco di sculture bronzee “Tra i Mondi“.