DA VISITARE A LINGUEGLIETTA

Monumenti e luoghi d’interesse storico, artistico e culturale

Chiesa parrocchiale della Natività di Maria Vergine: eretta all’interno del perimetro murato del castrum dei Lengueglia, a ridosso della linea di crinale che attraversa il rione Terruzzo e tange la “chiesa-fortezza” di San Pietro, l’edificio conserva ancora un impianto medievale databile tra il XII-XIII e il XVI secolo: tre navi ripartite da colonne in pietra nera parzialmente inglobate da uno spesso strato d’intonaco; volte a crociera aperte su un sistema di cappelle laterali ricavate in spessore di muro; e un coro rettilineo al centro del quale imposta il tamburo ottagonale di una cupoletta.

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Vero palinsesto architettonico, la facciata rispecchia le stesse sequenze edilizie che si leggono all’interno e consente ancora d’intravedere: il profilo “gotico”, a salienti, della prima chiesa a tre navate (citata nel 1199), quando costituiva l’ecclesia dell’Universitas popolare di Lingueglietta e la matrice delle parrocchiali dei borghi estremo-occidentali della Valle del San Lorenzo; la trifora trecentesca che sormontava il portale maggiore; la muratura quattrocentesca che segnala la quota di sopraelevazione delle navate laterali e del vertice superiore della navata centrale; il sistema di finestrature e, infine, gli spessori murari dei fianchi laterali di epoca barocca.

Degno del massimo interesse è la struttura del protiro in facciata, che si apre sopra un acciottolato (i “risseau” della tradizione ligure) databile al 1585 e racchiude un portale in marmo e commessi polcromi (1621). Un intervento di aggiornamento, questo, che ha modificato il portale di età medievale secondo il gusto classicheggiante delle architetture di porta dei palazzi nobiliari genovesi e che, soprattutto, conserva ancora gli originari battenti in lamiera chiodata e il chiavistello “a testa di lupo” (1644 circa). Vero scrigno di tesori artistici e di devozione, di tele, stucchi e affreschi barocchi, la chiesa parrocchiale rappresenta un monumento da non perdere (visitabile su appuntamento, per info contattare il Comune di Cipressa).

Chiesa-fortezza di San Pietroinserita ai margini estremi del rioni medioevali Terruzzo e Villa, in prossimità di un’antica mulattiera che conduceva a valle verso il borgo amico della San Lorenzo occidentale, la chiesa di San Pietro rappresenta un piccolo gioiello dell’architettura duecentesca del Ponente Ligure.

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L’edificio è dotato di una navata rettangolare allungata, dotata di due ingressi strombati e coronata a est da un’abside semicircolare e a ovest da una facciata atipica che, come il restante corpo di fabbrica, ha perduto il profilo originario per lasciare spazio a una cortina muraria in cui si susseguono caditoie, beccatelli, garitte e guardiole d’angolo. Sorta su un sito frequentato sin dall’XI secolo, la chiesa di San Pietro conserva ancora ampie porzioni dell’impeccabile parato murario che alcuni costruttori, lapicidi e muratori di origine lombarda giunti in loco da Genova (i “Magistri Antelami”) realizzarono verso la metà del Duecento.

Si tratta di un monumento “gotico” notevole per la qualità di taglio dei conci calcarei (pietra di colombina) e per la loro precisa tecnica di costruzione, che trova confronti puntuali in alcune fra le più importanti architetture antelamiche del periodo, come la cattedrale di Albenga, la chiesa dei Santi Giacomo e Filippo ad Andora, la concattedrale di San Siro a Sanremo e infine, il portale della cattedrale di Ventimiglia. L’aspetto che forse ha reso anche più celebre l’edificio è la ristrutturazione delle travature lignee di copertura che, intorno alla metà del Cinquecento, furono sostituite da una terrazza sopraelevata o, meglio, da un cammino di ronda, che gli ha conferito l’aspetto di una vera fortezza. Un bastione permanente, innalzato contro gli incursori turco-barbareschi che agli inizi del XVI secolo battevano la costa e l’entroterra in cerca di bottino e prigionieri. Sopravvissuta allo scorrere dei secoli e alle demolizioni novecentesche che hanno caratterizzato gli arredi liturgici interni, la chiesa-fortezza è stata oggetto di attenti restauri e, oggi, appare perfettamente recuperata e adibita ad auditorium e sala espositiva comunale (visitabile su appuntamento, per info contattare il Comune di Cipressa).

Oratorio confraternitale della Santissima Annunciazioneinserito dinanzi all’ingresso laterale della chiesa parrocchiale a comporre un caratteristico polo religioso barocco, l’edificio si presenta come un blocco parallelepipedo di aspetto semplice e dimesso concepito, all’interno, come un aula allungata e ariosa, coronata da un’abside rettilinea e voltata a botte.

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L’oratorio attuale risale grossomodo alla metà del Seicento (1643 circa) e conserva al suo interno un’interessante galleria di arredi liturgici (tele, stalli e crocifissi lignei processionali), marmi e stucchi settecenteschi, che ricordano ancora i fasti del sodalizio confraternale che vi prendeva dimora.

L’architrave in arenaria che sormonta l’ingresso principale, tuttavia, conserva sui lati le armi semiscalpellate dei Lengueglia e, al centro, l’immagine di un Crocifisso lavorato a bassorilievo, che si segnala per il carattere rude, arcaico e primitivo del segno scultoreo. Si tratta di un’opera databile fra il XV e il XVI secolo, che corrispondeva in pieno al gusto estetico e alla prassi devozionale della confraternita locale di Disciplinanti e che, dunque, spinge a retrodatare la fondazione della prima “casaccia” (la casa di una confraternita laica) e a ricondurla all’iniziativa di alcuni anonimi esponenti dei Lengueglia (visitabile su appuntamento, per info contattare il Comune di Cipressa).

Oratorio suburbano di San Roccosorto inizialmente fuori del circuito urbana medievale, lungo un’importante rettrice stradale che dal “castrum” dei Lengueglia conduceva verso Cipressa, Boscomare e Torre Paponi, l’oratorio campestre di San Rocco divenne in pieno Cinquecento il punto focale del prepotente sviluppo di un nuovo rione (il quartiere delle Banchette), che lo fagocitò al punto da snaturarne in parte l’originaria finalità profilattica.

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Come altre cappelle campestri o suburbane che portano questa intitolazione, infatti, l’edificio fu edificato per scongiurare la paura dei contagi e delle pestilenze che colpirono gli abitanti di queste zone a cadenze cicliche fra il XV e il XVII secolo.

Dotata di forme semplici – una navata rettangolare allungata, dotata di facciata a capanna in cui si aprono una finestra poliloba centrale e, ai lati dell’ingresso, le consuete finestrelle quadrangole munite di grate ferree per la “devozione”, e coronata da un’abside rettilineo sormontato da un campanile cuspidato – la costruzione dell’oratorio risale alla fine del Cinquecento o, al più tardi, agli inizi del Seicento (visitabile su appuntamento, per info contattare il Comune di Cipressa).

Ruderi del Castello dei Lenguegliasulla sommità del piccolo promontorio roccioso che domina la spianata della chiesa parrocchiale e dell’adiacente oratorio confraternale, esistono ancora i modesti avanzi architettonici delle fondamenta di quello che fu, durante tutto il Medioevo e l’età moderna, il castello dei Domini di Linguilia (o Vinguilia).

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Sede della corte feudale della Signoria dei Lengueglia e centro politico del “castrum” che si estendeva sul pianoro sottostante (sec. XII), rimane troppo poco della fortezza contro cui s’infransero gli attacchi di Luigi d’Orleans, fratello del re di Francia, e del suo comandante, il Duca di Coucy, che, nell’assedio del 1395, rimase ferito a morte a causa di un verrettone di balestra.

Ciò che resta, tuttavia, basta per assegnare una datazione duecentesca agli speroni murari che s’individuano lungo il lato meridionale e per immaginare, attraverso le note filtrate dai docementi, una roccaforte munita di torrette perimetrali, sala di rappresentanza provvista di camino (la “caminata”), cappella gentilizia, repositorio per le armi e piccolo mulino “a braccia” (a trazione umana). La storia gloriosa di questa fortezza, tuttavia, ricalca quella della signoria e patì la stessa “damnatio memoriae” di cui caddero vittima i Lengueglia al loro tramonto (1609); passata in mano genovese, fu giudicata inutile se non, addirittura pericolosa, e si diede il via libera al suo smantellamento che, ancora nel Settecento, fornì pietre ben squadrate per la fabbrica della chiesa parrocchiale, del cimitero e altri edifici religiosi.

Parco di sculture e d’arte contemporanea “Tra i Mondi”: esiste un varco aperto fra due dimensioni temporali nella piana fertile della val Fontanabuona che si distende ai piedi dell’abitato storico di Lingueglietta. Si tratta di un magnifico parco tematico di sculture bronzee monumentali e di arte contemporanea che una celebre artista tedesca, Carin Grudda, ha pazientemente costruito e arricchito a partire dal 2001.

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L’area ospita la residenza privata, un’area espositiva e, soprattutto, il laboratorio-atelier fra i quali si divide la vita dell’artista e una ponderosa collezione permanente di opere in bronzo patinato, tele, tavole, puntesecche e assemblaggi costruiti, anche e soprattutto, a partire da materiali di recupero che la natura restituisce e l’uomo dimentica o spesso rinnega.

Come un piccolo isolotto posato fra le terrazze antiche dei Liguri, lo spazio allestito da Carin Grudda, “Signora del gioco e della soglia”, giace sul confine di due mondi che si affrontano e dialogano. Da un lato, l’universo della civiltà contadina di Lingueglietta e dei borghi della vallata, dall’altro, un cosmo incantato, dove creature preistoriche, chimere mitologiche e personaggi metafisici che attingono ai simboli primari dell’espressione, della psyche e della coscienza umana si muovono in una flora che, al pari dei suoi abitanti, è stata plasmata nell’argilla e giace raggelata nelle forme ossidate e patinate del bronzo (orari visite 15.00 – 19.00, da aprile a ottobre, da giovedì a domenica o su appuntamento, per info rivolgersi al 0183 91242).

Lingueglietta