DA VISITARE A CIVEZZA

Monumenti e luoghi d’interesse storico, artistico e culturale

Chiesa parrocchiale di San Marco Evangelista: dedicato al patrono della Repubblica di Venezia, l’edificio presenta una magnifica veste barocca di fine Settecento (1776/1777-1793/1794 circa) e, al contempo, conserva intatto lo slancio e l’imponenza che, nell’idea della popolazione come dei progettisti dell’epoca, doveva segnalare visivamente ai viandanti e agli abitanti della vallata la grande devozione e l’infinita munificenza di quel borgo.

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La chiesa, nello specifico, si compone di un’ampia navata di forma rettangolare lungo il perimetro della quale si aprono una serie di cappelle laterali, che convergono in un falso transetto terminante in un’abside profonda di forma semicircolare.

Monumento notevole dell’arte barocca, al suo interno si conserva una vera galleria di altari in marmo, stucchi policromi, tele sei e settecentesche, oltre al pregevole gruppo ligneo della “Vergine degli Angeli” (1645), che rappresentano un sunto delle cifre stilistiche in voga per oltre due secoli nell’Estremo Ponente Ligure.

Oratorio confraternale di San Giovanni Evangelista: stilisticamente affine alla chiesa parrocchiale, l’oratorio possiede una sola navata rettangolare terminante in un profondo presbiterio rettangolare che ripropone lo stesso sistema di scansione delle superfici esterne, le lesene, le cornici marcapiano e le finestrature dell’edificio adiacente.

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Sebbene esso presenti una veste settecentesca, la sua origine è ben più antica e deve collocarsi intorno agli inizi del XV secolo. L’oratorio, infatti, risulta già citato in una lapide marmorea del 1449 murata in San Giovanni di Pré a Genova, che lo definiva “casa dei Disciplinanti” di San Giovanni e l’avvicinava al giuspatronato di Pietro Ricca del fu Goffredo. L’edificio, dunque, si direbbe legato sin dalla fondazione alla rigida “disciplina” di una congregazione penitenziale laica maschile che, a partire dal 1615, condivise la propria sede con la compagnia femminile della Santissima Annunciazione di Maria.

L’edificio medievale rimase in uso sino alle soglie del XVII secolo, quando fu pesantemente ristrutturato per provvederlo secondo le direttive post-tridentine, e quindi definitivamente rinnovato secondo il gusto barocco imperante negli Ottanta del Settecento. Al suo interno, oltre alla tela del santo titolare, sono degne di interesse anche gli affreschi della volta presbiteriale, la collezione di stendardi e gonfaloni processionali sei e settecenteschi, legati alla vita spirituale delle compagnie, e le statue lignee dei santi titolari della parrocchia.

Oratorio campestre di San Salvatore: l’edificio si compone di un’aula unica in muratura di forma rettangolare, terminante in un’abside rettilinea e preceduta da un porticato ad archi a tutto sesto che, un tempo, era destinato a ricoverare i devoti o i semplici viandanti che sciamavano lungo la “strada romana” di fondo valle.

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Come rivela il toponimo, l’oratorio, oggi quasi sempre precluso ai visitatori, insiste a ridosso di un sito di antica frequentazione che ha restituito acciedentalmente dei tegoloni romani e che si è ammantato di una tradizione orale legata la mito di fondazione del borgo. Vuole la tradizione, infatti, che proprio in questo luogo sia sorto il primo nucleo abitato della “civitas” di Civezza e che l’edificio attuale tragga origine da un nucleo precedente, eretto nell’XI secolo come ex-voto da una coppia di mercanti che ebbero salva la vita in uno dei numerosi agguati tesi dai banditi che infestavano la zona.

In realtà, le più antiche notizie sull’oratorio datano alla fine del Cinquecento, quando viene descritto come una semplice cappella campestre dal tono dimesso e dall’aspetto semplice e rude. Un edificio eretto per volontà della comunità che, al suo interno, conservava ancora un ciclo di affreschi, forse di cultura tardo gotica, scomparsi apparentemente in seguito a un restauro eseguito nella seconda metà del Novecento.

Oratorio campestre di San Sebastiano: posto come l’oratorio campestre di San Salvatore in posizione equidistante rispetto alla chiesa parrocchiale, l’oratorio ne riprende la planimetria di base senza dotarsi, tuttavia, di un avancorpo voltato.

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Anche per questo edificio extraurbano non si possiedono informazioni sicure, ma di certo compare per la prima volta nelle relazioni apostoliche della fine del Cinquecento, che lo rappresentano come una costruzione semplice e rustica, voluta dalla comunità del luogo e mantenuta da un reddito fisso, nella quale si celebrava il giorno del santo titolare.

Proprio la devozione a san Sebastiano lascia intravedere la possibilità che il primo edificio medievale costruito in questo luogo sia sorto, al pari di altri monumenti extraurbani della zona dedicati a questo santo, come ex-voto per le cicliche pestilenze che flagellarono il Ponente Ligure specialmente fra Quattro e Cinquecento. La tradizione, infine, vuole che attorno a questo edificio sorgesse una borgata omonima che, in singolare coincidenza con l’oratorio di San Sebastiano a Costarainera, scomparve a seguito di un’invasione infestante di formiche.

Oratorio campestre di San Rocco: dalle tinte dicrome a strisce verticali, l’edificio attuale si presenta in una sgargiante veste ottocentesca d’impronta franco-provenzale.

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Fondato probabilmente nel corso del XVI secolo, l’oratorio va certamente connesso alla devozione per un santo che, come san Sebastiano, veniva invocato di frequente come protettore contro le epidemie e le pestilenze. La sua costruzione venne condotta a termine entro la prima metà del Seicento ma, caduto ben presto in disuso nel corso del secolo successivo, venne definitivamente demolito intorno al 1790, quando servì da cava per fornire materiale utile alla costruzione del campanile barocco della parrocchiale.

Le vicende legate alla ricostruzione dell’oratorio attuale sono di un certo interesse perché ricalcano, a secoli di distanza, gli stessi moventi profilattici e propiziatori che sospinsero la comunità a erigere l’edificio precedente. Fu, infatti, per difendersi da una grande epidemia di colera proveniente dalla Francia che, nel 1832, i Civezzini decisero, con gran sforzo generale, di riedificare la chiesetta di San Rocco, la quale, nel corso del Novecento, venne anche adibita ad asilo infantile, prima di essere definitivamente riconsacrata al culto.

Oratorio campestre della Madonna delle Grazie: l’edificio si erge sul poggio “della Colla”, possiede un’aula unica in muratura di forma rettangolare, di dimensioni modeste e dal coro rettilineo secondo uno schema tipico delle cappelle e oratori extraurbani fra Cinquecento e Seicento.

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Costruito intorno al 1685 per volere congiunto dei fratelli Giulio e Francesco Ricca e di Guglielmo Ricca, e dotato di redditi adeguati, l’oratorio è da sempre l’espressione gentilizia di alcuni rami della famiglia Ricca, che da secoli se ne tramandano il giuspatronato di generazione in generazione e che, proprio all fine dell’Ottocento, vi posero mano per restaurarlo e dotarlo di un nuovo quadro dedicato alla “Natività di Maria Santissima”, da cui l’attuale doppia intitolazione.

Ex oratorio di San Giuseppe: l’oratorio è ancora riconoscibile nelle forme dell’edificio che si affaccia su piazza Carducci, un tempo intitolata proprio al casto sposo della Vergine, piazza San Giuseppe. Fu edificato intorno al 1722 su espressa iniziativa di Don Pietro Ricca e al suo interno si celebrava nei giorni dedicati al santo titolare e alle processioni eucaristiche, in particolare quella del “Corpus Domini”, prima di cadere definitivamente in disuso nel corso del Novecento.

Fontana di piazza Marconi (“ciassa d’à pila”): la costruzione della fontana nelle sue forme attuali risale grossomodo al 1849-1861. Tuttavia, il monumento sorge su un sito più antico, dal quale sgorgava la sorgente “della Comune” (della “Comune di Civezza”), principale fonte pubblica cui la popolazione attinse secolarmente per gli usi domestici e, specie nei mesi estivi, per irrigare orti, vigne e frutteti.

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Proprio a tali modalità di sfruttamento idrico è legata una serie interminabile di contese fra privati cittadini, come i Goglioso e gli Allegro, che ne rivendicarono passaggio e proprietà sin dai primi anni del Seicento.

L’architettura eclettica del monumento – una pagoda in muratura a quattro fornici con un bel paramento a bugnato – presenta una decorazione a mascheroni in marmo e racchiude una vasca in pietra circolare lavorata in modo da rievocare la “pila” di un frantoio. Le iscrizioni “CIVES ETIAM” e “CIVEZZA” che accompagnano le date 1861 e 1967 tracciate nell’acciottolato circostante riassumono puntualmente le vicende che furono alla base della costruzione di tale monumento, il nome della sorgente e la sua destinazione pubblica.

Forum “Gianmarco Ricca”: intitolato alla memoria del primo cittadino di Civezza che ne promosse l’acquisto e inaugurato ufficialmente nel 1997, il Forum “Gianmarco Ricca” trova sede all’interno di un frantoio “a sangue” (a trazione animale) quattrocentesco sito in via Marconi, subito sotto l’ingresso di Palazzo Goglioso.

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Intelligentemente restaurato e attrezzato tecnologicamente per divenire il centro polivalente (culturale, sociale, turistico, ricreativo ecc.) della comunità, l’edificio offre la possibilità di visitare un caratteristico “edificio da olio” ben conservato, con ancora in sito la mola in pietra di colombina per la spremitura delle olive, la pressa per la fabbricazione delle sanse, le olle in terracotta, le giare da olio e un carretto per il trasporto dei sacchi di olive.

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