DA VISITARE A TORRE PAPONI

Monumenti e luoghi d’interesse storico, artistico e culturale

Chiesa parrocchiale dei Santi Cosma e Damiano: sistemata al centro di una serie studiata di quinte architettoniche che affacciano sull’omonima piazzetta, la chiesa parrocchiale dei Santi Cosma e Damiano, al pari del contesto che l’accoglie, rappresenta uno dei monumenti barocchi più ricchi e suggestivi dell’intera vallata e, senza dubbio, dell’Estremo Ponente Ligure.

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Dotato di una sola navata espansa a pianta ellittica, lungo la quale si aprono due triadi di cappelle laterali e, sul capo occidentale, una facciata maestosa, mossa da un sistema di lesene binate e vivacizzata da un trionfo di stucchi policromi e, sul lato opposto, un coro profondo terminante in un’abside semicircolare, l’edificio è stato realizzato su progetto di Giacomo Filippo Marvaldi da Candeasco fra il 1720 e il 1752 circa. Perfettamente conservata, la chiesa riassume in sé tutte le tendenze in atto del Barocco ligure e, all’interno, conserva una pregevolissima galleria di altari in marmo policromo ed esuberanti stucchi a rilievo oltre, beninteso, a una degna sequenza di tele e sculture lignee sei e settecentesche.

In realtà, anche questo edificio insiste sul sedime di una costruzione precedente, che fu eretta all’indomani della separazione dalla matrice di riferimento della Natività di Maria Vergine a Lingueglietta (1611-1613 circa) e, dunque, del raggiungimento del rango parrocchiale. Della parrocchiale seicentesca, oggi, sopravvivono pochi avanzi architettonici (alcuni capitelli di foggia “dorica”) conservati nel vicino Museo d’Arte Sacra e, soprattutto, il robusto campanile cuspidato (seconda metà del sec. XVII) che, perso ogni rapporto proporzionale con l’edificio seicentesco, oggi appare lievemente sottodimensionato. Non si possiedono molte notizie circa l’esistenza dell’antico oratorio medioevale dei Santi Cosma e Damiano; tuttavia, l’intitolazione ai santi taumaturghi è di origine antica e potrebbe serbare il ricordo di una fondazione anche precedente il Quattrocento, secolo di riferimento per l’esistenza del borgo (visitabile su appuntamento, per info contattare il Comune di Pietrabruna).

Oratorio confraternitale della Santissima Annunciazione: posto perpendicolarmente al corpo di fabbrica della chiesa parrocchiale, a integrazione delle quinte architettoniche programmate in epoca cinque e seicentesca, l’oratorio della Santissima Annunziata presenta una veste barocca “di transizione” (pulizia delle superfici, lesene binate, timpano di stampo ancora classicista, parco ricorso a un corredo plastico in stucco dipinto e finestrature ovaliformi), che trova confronti puntuali o, meglio, sviluppi immediati negli oratori di Pietrabruna e Civezza.

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Legato all’attività di una confraternita di Disciplinanti, l’edificio consta di un’aula rettangolare allungata coronata da un’abside piana e affiancata, sulla destra, da un piccolo vano rettangolare che, un tempo, fungeva da repositorio per i confratelli e che, dato anche più significativo, aiuta a ricostruire virtualmente il piccolo vano “di servizio” che è stato asportato dal fianco destro dell’oratorio della Santissima Annunziata di Pietrabruna (1705 circa).

La costruzione dell’oratorio di Torre Paponi può farsi risalire all’ultimo quarto del XVII secolo (1685 circa) e, come spesso accade agli edifici storici, intervenne a modificare una struttura precedente che, databile almeno a epoca cinque-seicentesca, era avvertita ormai come scarsamente capiente e non più confacente al gusto imperante in zona (visitabile su appuntamento, per info contattare il Comune di Pietrabruna).

Oratorio campestre di Sant’Antonio da Padova: posto subito al di fuori del borgo, là dove il tracciato di un’antica mulattiera conduce alle fasce olivate e al cimitero, l’oratorio di Sant’Antonio da Padova presenta una conformazione tipica degli edifici cultuali campestri: un’aula di forma rettangolare e contraddistinta, in alzato, da una facciata a capanna perforata da una coppia di finestrelle rettangolari “di devozione” munite di grata e, sotto il vertice delle falde di copertura, da una lunetta addossata a una piccola nicchia nel quale è collocata una tabella dipinta e stuccata in cui è riprodotta l’effigie del santo titolare.

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Sebbene siano piuttosto scarse le note in nostro possesso, la costruzione dell’edificio va collocata nella seconda metà del Seicento (“ante” 1683) e ascritta a iniziativa privata. Interdetto lungamente nel corso dell’Ottocento per motivi a noi sconosciuti, nel 1870 l’oratorio fu oggetto di nuovi lavori e, dopo il terribile sisma del 1887, passò alla Fabbriceria della chiesa parrocchiale, che la recuperò al culto della Comunità.

Davvero pregevole il complesso dell’altare maggiore, che presenta modi e forme riconducibili alle maestranze di stuccatori e decoratori attivi nel cantiere della parrocchiale dei Santi Cosma e Damiano in pieno Settecento (visitabile su appuntamento, per info contattare il Comune di Pietrabruna).

Cappella campestre di San Bartolomeo: immersa fra gli olivi che fanno ala alla mulattiera che dall’oratorio di Sant’Antonio da Padova conduce verso il recinto del cimitero, la cappella di San Bartolomeo presenta un aspetto semplice e dimesso: un piccolo saccello a pianta quadrata e abside semicircolare, dotata di una facciata a capanna e un arco a tutto tondo che incornicia l’ingresso munito di cancellata. Difficile ricostruire le vicende di un sì piccolo edificio di culto, tuttavia, la sua intitolazione appare significativa per la storia devozionale della comunità locale che, di generazione in generazione, ha spesso battezzato nel nome di questo santo i propri concittadini.

L’arte e la devozione dei piloni votivi: esiste un percorso davvero suggestivo che si snoda fra le fasce di ulivi e i boschi di macchia mediterranea circostanti le case del borgo e che, tappa dopo tappa, conduce lungo gli antichi sentieri della devozione popolare.

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Un itinerario forse meno noto e in parte dimenticato che, pure, innerva a livello capillare l’intero territorio della Valle del San Lorenzo, segnalando spesso le antiche vie di comunicazione fra i borghi e i campi, o i prati, che da secoli hanno consumato le braccia dei loro abitanti. Si tratta di un cammino, insomma, in cui l’architettura, la pittura e la scultura si fondono insieme al servizio della pietà popolare in quel piccolo capolavoro di arti integrate che sono i piloni o le edicole votive. Intorno a queste solitarie presenze venivano indirizzate le orazioni quotidiane (mattutine e vespertine) dei contadini in viaggio verso il luogo di lavoro o, in determinati momenti dell’anno, anche processioni e particolari cerimonie, come le benedizioni per le “rogazioni”, necessarie per invocare la protezione divina sulle messi in fiore.

Torre Paponi, oggi, grazie a una intelligente e lungimirante politica di salvaguardia, restauro e conservazione promossa dalla Ditta Papone Costruzioni, rappresenta il borgo che più di ogni altro conserva la memoria tangibile di alcune fra le più belle cappellette, piloni ed edicolette votive rintracciabili sul territorio. È il caso del “pilone della Fontana”, sistemato a pochi metri di distanza dalla fontana barocca che s’incontra ai piedi dell’abitato, del “pilone dei Suonatori”, posto al di sopra del borgo, lungo il sentiero che conduce verso Lingueglietta, del “pilone del Calvario”, posto lungo l’antica strada che conduce a Pietrabruna, e infine del “pilone del Mulino”, sistemato in prossimità della confluenza del rio Tana e del rio Bodo (affluenti del fiume San Lorenzo), in un sito che nel Medioevo era chiamato non a caso la “morga” (il punto di raccolta delle acque) del Mulino.

Museo d’Arte Sacra e delle confraternite: allestito con grande attenzione per i dettagli e gusto per la luminotecnica all’interno degli antichi locali voltati in pietra a vista della casa canonica che affaccia su via Giosuè Carducci, il Museo d’Arte Sacra di Torre Paponi rappresenta uno dei gioielli inattesi che impreziosiscono il tessuto urbano del borgo. Inaugurato pochi anni orsono dalla Ditta Papone Costruzioni.

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Al suo interno si raccoglie una interessante collezione di arredi liturgici tardo medioevali e barocchi (candelabri, turiboli, ostensori, campane, gruppi lignei, capitelli e “pietre sacre”) provenienti dalla chiesa parrocchiale e da altri edifici religiosi che, in seguito alle soppressioni napoleoniche o ai danneggiamenti cagionati dal terremoto del 1887 e dai conflitti mondiali, sono stati demoliti o se n’è persa la memoria. Terminata la visita e usciti nuovamente su via Carducci, il percorso museale fa tappa all’interno di un piccolo oratorio quattro-cinquecentesco, che raccoglie al suo interno un allestimento permanente di grande impatto scenografico dedicato alla tradizione delle confraternite laiche che, a Torre Paponi come nella maggior parte dei borghi della Valle del San Lorenzo, si riassume nella storia dei Disciplinanti dell’Annunziata.

Come un’istantanea sottratta al tempo che fu, in un luogo raccolto ed evocativo ecco comparire le cappe bianche inginocchiate dei Flagellanti in adorazione del corpo piagato di un Crocifisso processionale (un magnifico “Cristetto” quattrocentesco della tradizione ligure); confratelli rigorosamente velati che, lanterne alla mano, meditano sul sangue versato dal Redentore prima di rialzarsi e, come accadeva ancora sino a qualche secolo fa, riprendere le vie del borgo per sferzare la schiena a colpi di flagello in un rito di espiazione e catarsi collettiva (visitabile su appuntamento, per info contattare il Comune di Pietrabruna).

Museo della Giara e dell’Olio: inaugurato all’inizo del 2015, il Museo della Giara e dell’Olio di Torre Paponi nasce da un’idea lungimirante della Ditta Papone Costruzioni che, con la cura e l’attenzione che ne contraddistingue l’attività pluridecennale nel campo del restauro, ha saputo recuperare e rimettere in valore una casa quattrocentesca del centro storico, consacrando numerosi ambienti a ospitare un piccola galleria dedicata all’oro giallo della Valle del San Lorenzo.

Fra ambienti raccolti, stretti passaggi e antiche sale voltate ricavate nella pietra si snoda, così, un percorso museale estremamente suggestivo che, sottolineato da un uso sapiente ed evocativo della luce naturale e artificiale, offre al visitatore l’opportunità unica di ammirare una collezione notevole di giare da olio databili fra il XV e il XIX secolo e degustare, in ambienti appositamente dedicati, il prodotto dorato di questo generoso territorio (visitabile su appuntamento, per info contattare il Comune di Pietrabruna).

Monumento all’Eccidio di Torre Paponi : realizzato su progetto dell’architetto Bartolomeo Papone nel 1984, il Monumento all’Eccidio di Torre Paponi si erge ai piedi del borgo contro una quinta naturale di cipressi che richiamano atmosfere lugubri di morte ma, anche e soprattutto, prospettive di rinascita e immortalità.

Dedicato alle ventotto vittime del feroce massacro perpetrato dalle truppe nazi-fasciste fra il 14 e il 16 dicembre del 1944, l’opera rappresenta il tributo del borgo ai propri concittadini barbaramente uccisi nel corso di uno dei numerosi rastrellamenti tedeschi e, in una prospettiva più ampia, ai civili inermi trucidati sui prati di Pietrabruna e alle vittime innocenti degli altri borghi della Valle del San Lorenzo che hanno dato la vita nel corso del secondo conflitto mondiale e che, quando note, hanno meritato un’epigrafe nelle lapidi sepolcrali che campeggiano a perpetua memoria sulle piazze delle chiese parrocchiali.

Torre Paponi