Monumento: Oratorio della Santissima Annunziata
Ubicazione: Boscomare
Datazione generale: secoli XVII-XVIII
Descrizione generale: L’edificio si compone di una nave rettangolare voltata a botte lunettata, coronata da un’abside rettilineo in cui si erge una maestosa “macchina d’altare” in stucchi e marmi policromi e, sul capo opposto, da una facciata dinamica e dotata di una serie caratteristica di lesene binate in aggetto, un oculo quadrilobo, motivi spiraliformi, pinnacoli rampanti e un timpano mistilineo che riassume in sé tutte le cifre tipiche dell’architettura del pieno Settecento.
Lungo il fianco sinistro dell’aula, in modo analogo a ciò che accade nell’omonimo oratorio confraternale di Pietrabruna, si apre il piccolo vano di una sacrestia che, eretta nel corso del primo decennio del secolo XVIII, comunica con il corpo inferiore della torre anti-barbaresca che domina l’abitato circostante. All’interno, l’edificio presenta forme architettoniche piuttosto semplici: le pareti sono scandite da piatte paraste coronate da capitelli in stucco e raccordate per mezzo di una cornice marcapiano; un arco a pieno centro, il cui estradosso è dipinto con un motivo a volute e con le figure dei santi Pietro e Paolo, separa infine il piano della navata dal presbiterio.
La macchina d’altare barocca, sovrastata dai rilievi in gesso di Dio Padre benedicente e da una pletora di angeli e puttini, racchiude come una maestosa cornice policroma la tela seicentesca dell’Annunciazione e risale al 1767 circa, anno in cui venne costruita anche la facciata mistilinea.
Stato di conservazione: Il monumento è vittima da molti anni ormai di un pesante degrado strutturale e di un conseguente abbandono che, per ovvi motivi di sicurezza, ha condotto a una temporanea e sinora protratta interdizione al culto.
Con ogni probabililtà, le cause principali dell’attuale dissesto si devono imputare a motivazioni storiche e ambientali. Da un lato, l’emanazione delle Leggi Siccardiane (1866) e la conseguente limitazione di potere e azione delle numerose confraternite e congregazioni laiche, come i Disciplinanti dell’Annunziata. Dall’altro, il lento quanto progressivo abbandono delle pratiche manutentive e il costante sgretolamento di stucchi e apparati in gesso che qualificano la zona dell’altare maggiore da imputare all’umidità di risalita.
Una ulteriore causa di degrado potrebbe essere ricercata nel soggiorno delle milizie tedesche durante il secondo conflitto mondiale le quali, al pari di ciò che fu dell’oratorio di San Salvatore a Pietrabruna, presero istanza in questo edificio, trasformandolo in dormitorio comune. Ultima nota dolente, frutto di un poco riuscito tentativo di restauro, è la coloritura approssimativa dell’altare e delle figure del Celeste al culmine dell’altare maggiore, che stridono ripsetto alle tonalità circostanti.
Cenni storici:
Raccolto all’interno del centro storico di Boscomare ed eretto su un solido sperone di roccia che protegge l’abitato tardomedioevale e la piazzetta di San Bernardo, l’oratorio rappresenta un polo dominante del contesto urbano. Il sagrato lastricato in ardesia, che si sviluppa dinanzi, ha da un lato permesso di ovviare al problema della ripida pendenza imposta dalla collina e, dall’altro, ha accentuato l’intimità e il valore architettonico della costruzione.
L’intitolazione alla Vergine Annunciata, piuttosto ricorrente nella Valle del San Lorenzo e nell’Estremo Ponente Ligure, può ricollegarsi a uno dei temi portanti della predicazione di san Bernardino da Siena, transitato in loco intorno al 1417-1418. Non si conosce il momento esatto in cui venne fondata la prima casaccia locale dei Disciplinanti; tuttavia, almeno alla fine del Cinquecento (1586), il visitatore apostolico Niccolò Mascardi documentava già l’esistenza di un omonimo oratorio confraternale “nei pressi” dell’allora “oratorio” di San Bernardo. Si tratta di un’indicazione vaga e fumosa che, forse, lascia intendere come anche a Boscomare, secondo una prassi consolidata e ancora documentata in molti borghi della valle (Cipressa, Civezza, Costarainera, Lingueglietta, Torre Paponi ecc.), il primitivo edificio confraternale sorgesse nelle immediate adiacenze della chiesa parrocchiale. Di certo, a quel tempo, l’oratorio dell’Annunziata possedeva una semplice aula dotata di ingresso centrale, abside piana contro la quale si addossava l’altare maggiore, pareti scrostate, pavimento sconnesso in terra pressata e copertura di travi lignee e lastre di ardesia.
L’edificio, inoltre, appariva piuttosto malconcio e conservava le memorie artistiche di una devozione e frequentazione che rimontava a epoca pregressa e che, malgrado le petizioni dei circa 31 confratelli (le donne non vi erano ammesse), era stata interdetta. Le numerose mancanze rilevate dal visitatore apostolico e il giudizio critico nei confronti di quella struttura, in modo non diverso da quanto avvenuto per la futura parrocchiale di San Bernardo, stimolarono il popolo e i confratelli ad avviarne la ricostruzione.
Secondo la testimonianza del vescovo albenganese Luca Fieschi, la ricostruzione dell’oratorio confraternale in luogo defilato rispetto alla neonata chiesa parrocchiale va inquadrata ragionevolmente fra il 1590 e il 1605, momento in cui si mise mano alla contemporanea risistemazione dello spiazzo terrazzato che l’accoglie tuttora.
Anche in questo caso, l’edificio ebbe una sola navata rettangolare allungata che, malgrado gli estesi rifacimenti settecenteschi, corrisponde sostanzialmente al volume attuale. Non si hanno molte notizie circa le opere un tempo custodite al suo interno, eccezion fatta per alcuni arredi liturgici mobili in legno appartenenti ai membri della confraternita e per la pala d’altare che, a ben vedere, si direbbe appartenere già a un momento inoltrato del secolo XVII. Ciò detto, le forme architettoniche dell’oratorio furono radicalmente rinnovate fra la prima e specialmente la seconda metà del secolo seguente, quando, per esempio, venne edificato il piccolo vano della sacristia che aderisce al fianco sinistro della navata e comunica con le fondamenta circolari della torre anti-barbaresca.
Alla fine dello stesso secolo appartiene, inoltre, il sistema di articolazione spaziale delle superfici murarie interne e, con ogni probabilità, anche il rifacimento del ciclo pittorico che ricopriva (e ricopre ancora al di sotto degli scialbi) le pareti dell’area presbiteriale. Le note certamente più significative che concernono l’oratorio risalgono al 1765 circa, quando venne richiesta licenza a poter edificare un nuovo e scenografico altare maggiore e a intervenire contemporaneamente sul corpo di fabbrica seicentesco e, massime, sulla facciata. In questo modo, sotto la guida del parroco Giovanni Battista Fossati iniziarono i nuovi lavori di ammodernamento che ci hanno consegnato il monumento attuale e che, secondo tradizione, furono sostenuti con gli introiti provenienti dalle terre e dai lasciti testamentari, oltre che da opere di mutua assistenza verso la popolazione “pro sanctitate”.
Punto di partenza delle processioni cittadine che erano solite snodarsi lungo le chiese della vallata, l’oratorio è ulteriore manifestazione del controriformato culto mariano e della devozione popolare che, con la fatica e le preghiere recitate durante i cortei penitenziali, tentavano di scongiurare carestie e pestilenze e, a tal fine, non esitavano ad abbellire gli edifici sacri connessi.