Monumenti e luoghi d’interesse storico, artistico e culturale
Chiesa cimiteriale di San Siro: dell’antica chiesa parrocchiale di San Siro che, sino a non molti anni orsono giaceva isolata ai piedi dell’abitato medioevale non restano che pochi avanzi della muratura perimetrale e del catino absidale, ormai fusi senza soluzione di continuità con le mura del recinto cimiteriale.
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Proprio la rara intitolazione al santo “protovescovo” di Genova, rara a trovarsi in zona e attestata significativamente nei dintorni di Riva Ligure (nella basilica paleocristiana di Capo Don), sembrerebbe avvalorare l’ipotesi di un’origine alta del sito (sec. X-XI) e di un’originaria appartenenza alla Mensa vescovile genovese. Edificio di riferimento del borgo superiore durante il corso del Medioevo, l’emancipazione dalla matrice della Natività di Maria Vergine a Lingueglietta (1472-1477), il parallelo rinnovamento dell’oratorio di San Bernardo (1587-1597) e la sua successiva elevazione al rango di nuova parrocchiale (1680) scandirono le tappe principali di un declino lento e inesorabile. Una decadenza che mutò progressivamente le funzioni attribuite a San Siro, celebrata ormai soltanto durante il giorno di sepoltura dei defunti e della festività del santo titolare, e che si concluse fra il 1887, anno del terribile sisma che piegò la Liguria e atterrò monumenti, case e borghi, e il 1985, anno della sua improvvida quanto inevitabile demolizione.
Chiesa parrocchiale di San Bernardo Abate: inserita al centro del tessuto urbano medievale del borgo, ai limiti di una piazzetta raccolta e incantevole, la chiesa di San Bernardo Abate rappresenta forse il maggiore monumento settecentesco dell’intera vallata o, di certo, uno dei più suggestivi e meglio conservati anche sotto il punto di vista della policromia.
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Prima di allora, infatti, esiSteva un edificio dotato di minori proporzioni (una sola navata coronata da un profondo presbiterio dotato di una piccola cupola e sormontata da una volta a botte) che, costruito fra il 1587 e il 1597 e abbellito ininterrottamente sino al 1630, fu elevato al rango di parrocchiale nel 1680, soppiantando la vetusta e pericolante chiesetta cimiteriale di San Siro. Anche allora si trattò di una ricostruzione ordinata dall’autorità ecclesiastica di turno e, in particolare, dal visitatore apostolico Niccolò Mascardi, che intendeva adeguare l’antico oratorio di San Bernardo ai dettami della Controriforma cattolica. Fra XVI e XVII secolo, dunque, scomparve un altro edificio religioso di cui non sappiamo più nulla ma che, con ogni probabilità, doveva rispecchiare gli stessi solidi legami politici con i Lengueglia che s’indovinano nell’arma dalle bande traverse incisa nell’architrave dell’oratorio cinquecentesco (aperta tutti i giorni, per info contattare il Comune di Pietrabruna).
Oratorio confraternItale della Santissima Annunziata: incastonato all’interno della maglia urbana tardomedievale, a ridosso di uno spiazzo terrazzato sopraelevato rispetto alla chiesa di San Bernardo e riparato dalla mole amica della torre anti-barbaresca, l’oratorio della Santissima Annunziata presenta un’inconfondibile veste tardo barocca che trova confronti puntuali in altre architetture confraternitali della valle (alto e scenografico prospetto, presenza di paraste affiancate e capitellini di coronamento, finestra poliloba e trionfo di coppie di pinnacoli e volute laterali nella cimasa superiore).
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Di quell’oratorio, tuttavia, non resta che la planimetria approssimativa, ricalcata da una nuova costruzione condotta a termine fra il 1605 e il 1607 nelle forme semplici e austere, quanto a dinamica e a corredo plastico delle superfici, che ritroviamo nella facciata della chiesa parrocchiale di Cipressa. Risale a questo periodo intermedio la tela raffigurante l’Annunciazione che ancora prende posto, in un contesto di grave dissesto statico, al centro della nicchia barocca dell’altare. Nuovi e decisivi lavori seguiranno nel corso della seconda metà del Settecento al fine di aggiornare anche il gusto dell’antico oratorio confraternitale che, a distanza di un secolo soltanto, risulterà già in stato di progressivo abbandono e progrediente rovina. Una decadenza, questa, che prosegue tuttora e che, unita ai danni cagionati dalle infiltrazioni di umidità, ne impediscono la celebrazione come la visita (per info contattare il Comune di Pietrabruna).
Torre anti-barbaresca: edificata probabilmente tra la fine del XV o, meglio, gli inizi del XVI secolo in posizione strategica e dominante il tessuto medioevale del borgo, la torre di Boscomare presenta una caratteristica planimetria circolare che, almeno sino al 1853 circa, si proiettava in un massiccio e slanciato corpo cilindrico svettante alcuni metri sopra i ripidi caruggi e i tetti delle abitazioni circostanti.
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Destino crudele, ancora una volta, quello di questo insigne monumento che, trascorso il pericolo delle incursioni turche e barbaresche, venne dapprima destinato a prigione e, a partire dal Seicento, a deposito di granaglie; una funzione che mutò nuovamente nel corso del Settecento, quando, al suo interno, venivano ospitate le maggiori adunanze consiliari e parlamentari del borgo. Acquistata dalla Chiesa intorno allo scadere del secolo e nuovamente ceduta al libero Comune di Boscomare (1815), fu decapitata qualche decennio più tardi per futili ragioni di sicurezza pubblica (1850-1853) e, oggi, dopo un restauro problematico, la struttura è tornata a disposizione della comunità come una sede associativa, espositiva e conferenziale (visitabile su appuntamento; per info contattare il Comune di Pietrabruna).
BoscomArte, il ‘Min e l’arte nei caruggi, proposte per un museo diffuso: esiste un’energia nuova e vitale che anima il dedalo di viuzze e caruggi del centro storico e che, da qualche anno a questa parte, sta contribuendo a rinfrescare il volto antico e corroso dal tempo di un borgo antico e di per sé già suggestivo. Si tratta di una serie di pitture e dipinti murali realizzati da artisti itineranti, talentuosi appassionati del luogo e studenti provenienti dall’Accademia di Belle Arti di Sanremo, che si snodano fra via XX Settembre e via XXV Aprile.
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Nel frattempo, infatti, fra le piazzette e gli slarghi panoramici che si aprono dentro e fuori le mura del borgo, sono sorte delle vere e proprie installazioni monumentali permanenti, delle sculture in lamina metallica policroma che, come il gruppo del Don Chisciotte (2015), recano il segno inconfondibile del ‘Min (Giacomo Fossati) e della sua fucina artistica di via XX Settembre.