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Testo e ideazione di Maddalena Jahoda

Il racconto è liberamente ispirato alla fondazione e ai primi anni di ricerca dell’Istituto Tethys

C’era una volta un gruppo di scienziati che volevano studiare le balene. Ma poiché vivevano in Italia e, peggio ancora, a Milano dove non c’è nemmeno il mare, tutti ridevano di loro perché erano convinti che le balene, e i loro “cugini” più piccoli, i delfini, vivessero solo negli oceani lontani, nell’Atlantico, nel Pacifico o addirittura in Antartide. Gli scienziati allora si procurarono una barca, partirono da Venezia e circumnavigaro tutte le coste d’Italia, fino a Sanremo.

A dispetto di chi credeva che stessero solo perdendo tempo, incontrarono molti delfini e anche delle balene. Si accorsero ben presto che questi animali non erano tutti uguali, ce n’erano di più grandi e più piccoli, alcuni amavano compiere salti acrobatici o farsi spingere dalla prua della barca, altri erano più timidi e si tenevano a distanza. In certi posti di cetacei – così i ricercatori chiamano balene e delfini – ce n’erano parecchi, in altri non se ne vedevano quasi per niente.

E così scoprirono un posto che era assolutamente speciale.

Navigando da Sanremo verso la Corsica l’intraprendente gruppetto di scienziati si accorse infatti che qui c’erano molti più cetacei che nelle altre zone del Mediterraneo che avevano esplorato. Qui fecero degli incontri che li lasciarono senza fiato: con gli animali tra i più grandi che siano mai esistiti sulla Terra, le balenottere. Con i loro soffi altissimi si vedevano anche da lontano e quando venivano vicino si vedeva che erano più lunghe della barca. Poi incontrarono anche un’altra balena (anche se loro dicevano che non era propro giusto chiamarla così perché era molto diversa dalle balenottere). Si trattava di un capodoglio: faceva immersioni lunghissime e poi se ne stava fermo a respirare in superficie con un soffio tutto storto.

I ricercatori, a questo punto, erano un po’ preoccupati: a uno di loro infatti era venuto in mente che un capodoglio era proprio quello che si diceva avesse ingoiato Pinocchio. Ma nessuno di loro fu mangiato: sia capodogli che balenottere guardavano la barca e i suoi occupanti con curiosità, e gli scienziati capirono ben presto che dovevano avvicinarsi piano per non farli scappare, e per non rischiare di investirli.

Sono passati molti anni da allora ma i ricercatori hanno continuato a venire ogni estate, a studiare i cetacei del mar Ligure. Molte altre persone si sono aggiunte perché volevano aiutarli, anche se non erano scienziati.

Ben presto, tutti assieme, si accorsero che la vita di delfini e balene non era per niente traquilla; molti pericoli li minacciavano ogni giorno: navi gigantesche superveloci potevano investire anche la più grossa delle balenottere; pezzi di plastica potevano essere ingoiati per sbaglio; i prodotti delle fabbriche potevano avvelenare perfino il latte che le mamme davano ai loro piccoli; il rumore delle barche impediva ai membri di un branco di comunicare e orientarsi; le reti da pesca potevano essere delle prigioni mortali non solo per i cetacei ma anche per uccelli marini e tartarughe.

Allora gli scienziati ebbero un’idea: la “casa” delle balene e dei delfini doveva essere protetta! Andarono in televisione, sui giornali, nelle scuole e dai politici, e alla fine, assieme a tutti quelli che avevano convinto, ottennero che le tre nazioni che si affacciano sul Santuario -Italia, Francia e Principato di Monaco – si mettessero d’accordo per proteggere una grande fetta del Mediterraneo. Nacque così il Santuario Pelagos, un “parco” … in mezzo al mare .

Purtroppo questo da solo non basta per “salvare” balene e delfini del Mediterraneo, perché i pericoli sono ancora in agguato, non solo per i cetacei, ma per tutti gli animali marini. Ma i ricercatori sono ancora lì ogni estate (e qualche volta anche in inverno) per cercare di capire come meglio aiutare i loro amici mammiferi marini e per raccontare a tutti quelli che ancora non lo sanno, quanto preziosi siano le balene e i delfini del Mediterraneo.

Sapevate che…

Balene e delfini non sono pesci, ma mammiferi come noi. Anche se vivono in mare vengono alla superficie dove respirano aria e le mamme allattano i loro piccoli.

Le balenottere non hanno i denti, ma i fanoni – una specie di enorme spazzolone che serve a filtrare piccoli pesci e gamberetti.

Il capodoglio sembra una balena, ma invece ha i denti (ma solo sulla mandibola inferiore).

Nel Mediterraneo vivono regolarmente 8 diverse specie di cetacei. Nel Santuario del mar Ligure si possono incontrare tutte.

Ecco quali sono:

Balenottera

Può essere lunga fino a 24 metri – poco meno di due autobus messi in fila. Pur essendo così grande mangia gamberetti piccolissimi (ma in gran quantità!), che trova soprattutto lontano dalla costa, dove il fondale è molto alto – oltre i 2000 metri.

Capodoglio

È la seconda “balena” del Santuario – ed è solo un po’ più piccola della balenottera. Ha una testa grandissima, che prende un terzo dell’intero corpo. Vive prevalentemente dove il fondale è molto ripido.

Globicefalo

Anche se dalla forma può non sembrare, è un delfino, che si può incontrare in alto mare, nella zona pelagica. Ha una testa così tonda che sembra una palla di cannone – da cui il nome.

Zifio

Nel Santuario questa specie ama i canyon sottomarini che si trovano nel golfo di Genova, e che sono più profondi del famoso Gran Canyon in Arizona! Mangia soprattutto calamari che riesce a catturare nonostante abbia solo due denti – il maschio, e… nessuno la femmina.

Tursiope

Questo è il delfino che si vede nei film e negli acquari. Ma oggi che i ricercatori sanno dove e quando trovarlo in natura. Vive soprattutto vicino alla costa, e lo si può vedere dalla barca, libero e felice nel suo ambiente invece che in una vasca.

Stenella

Si tratta del delfino che si incontra più spesso nel Santuario; vive soprattutto in alto mare, ma anche sopra la scarpata continentale. Viene spesso a “cavalcare” l’onda di prua delle barche, per farsi spingere o – forse – per giocare e dare un’occhiata alle barche.

Delfino comune

Questo è un delfino che una volta era comune (per questo si chiama così) ma che oggi è diventato molto raro. E poiché i delfini non amano stare da soli, i pochi rimasti spesso si uniscono alle stenelle, nella zona pelagica.

Grampo

È un delfino facile da riconoscere: è tutto pieno di graffi che si procura giocando (o forse a volte anche litigando) con gli altri. Ama moltissimo mangiare calamari, che trova là dove i fondali sono più ripidi, a metà strada tra la costa e il mare aperto.