DA VISITARE A COSTARAINERA

Monumenti e luoghi d’interesse storico, artistico e culturale

Chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista: edificata immediatamente all’esterno della cinta muraria tardo-medioevale del borgo, in un luogo privilegiato dal punto di vista urbanistico, dove le facciate dei due principali edifici religiosi intervengono a dialogo formando un gioco di quinte teatrali, la chiesa di San Giovanni Battista presenta una veste barocca parzialmente occultata da un spesso strato d’intonaco.

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Dotata di una facciata incompiuta nel sistema di decorazioni e paraste superficiali che introduce a una navata espansa di forma ellittica, lungo il perimetro della quale si aprono due coppie di cappelle laterali, e a un presbiterio profondo culminante in un’abside semicircolare, la chiesa può inquadrarsi entro il primo quarto del Settecento (1709-1721 circa) e va ascritta a un disegno di Giacomo Filippo Marvaldi, prolifico architetto da Candeasco. Restaurata pochi anni orsono e rimessa in pieno valore, l’interno ha recuperato la vivace policromia iniziale e presenta un’apprezzabile galleria di marmi, stucchi, tele e gruppi lignei sei e settecenteschi, oltre ai tesori superstiti provenienti dall’antica chiesa di Sant’Antonio Abate, come il polittico lacunoso di San Sebastiano, attribuibile a Emanuele Macario da Pigna e databile al quarto o quinto decennio del Cinquecento.

Nonostante le forme già settecentesche, la chiesa di San Giovanni Battista insiste su un sito più antico, che risale almeno al XV-XVI secolo. A quell’epoca, il ruolo di parrocchiale era ancora saldamente ricoperto dalla vetusta chiesa cimiteriale e, qui, al posto dell’edificio attuale, sorgeva un oratorio amministrato probabilmente da una confraternita di Disciplinanti devoti a un santo “genovese”. Posto immediatamente al di fuori della cinta urbica e, dunque, in posizione più comoda per la popolazione di Costarainera, le fortune dell’oratorio decollarono soltanto a seguito della decadenza dell’antica parrocchiale che, alla metà del Seicento, fu abbandonata dalla comunità “scissionaria” dei fedeli di Cipressa e, agli inizi del Settecento, delle prerogative e del rango di parrocchiale dai fedeli di Costarainera (sempre aperta, per info contattare il Comune di Costarainera).

Oratorio di San Sebastiano: fondato dai signori di Lengueglia lungo un ramo secondario della Julia Augusta che dal borgo occidentale di San Lorenzo al Mare risaliva il crinale in direzione di Costarainera e Lingueglietta, sede del “castrum”, l’oratorio di San Sebastiano si presenta come un edificio in rovina dall’aria romantica e senza tempo, avvolto da una fitta boscaglia di ulivi e pini marittimi.

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L’oratorio conserva ancora l’impianto tardo quattrocentesco a due navate che ricevette all’atto di fondazione, alcuni brani della muratura perimetrale e una coppia di arcaici capitelli in pietra calcarea, che recano incisi simboli antichi di fertilità, rinascita e propiziazione. Non è un caso.

Qui, infatti, i Lengueglia posero le fondamenta di una chiesa extra-urbana che era destinata a segnalare la propria presenza sul territorio e, soprattutto, a funzionare come un luogo di ricovero fisico e spirituale per gli appestati che si votavano a san Sebastiano, uno dei santi protettori contro i morbi contagiosi, e che, con ogni probabilità si radunavano in un vicino lazzaretto.

Chiesa di Sant’Antonio Abate: isolata al centro di un antico crocevia che univa le vie di pellegrinaggio dirette a Roma e Santiago de Compostela alle strade di mezza costa battute dai comuni viandanti, immersa in un sito naturalistico e paesaggistico di grande impatto visivo che domina il borgo di Costarainera e spazia all’intorno, la chiesa di Sant’Antonio Abate racconta di un tempo lontano.

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L’edificio attuale, infatti, sorge sul sedime di una chiesa romanica edificata all’alba del Mille per volere dei conti di Ventimiglia – devotissimi al santo padre del monachesimo orientale – che vi insediarono una comunità di monaci benedettini e la provvidero di un ospizio dedicato all’assistenza dei pellegrini. In epoca duecentesca, trascorsa la dominazione dei Ventimiglia e salita in auge la potenza degli abati di Santo Stefano di Villaregia, quell’edificio scomparve per lasciare posto a una nuova fabbrica, le cui linee generali si confondono in facciata con la traccia lasciata dagli interventi posteriori. All’epoca del governo benedettino, dunque, risale la costruzione di una chiesa dotata di una sola navata monoabsidata che, in parte, s’intuisce ancora al centro del prospetto e che, alla metà circa del Quattrocento, venne ampliata sulla sinistra con un’ala minore destinata a ospitare il battistero e il magnifico fonte ottagonale in pietra di colombina tuttora esistente. Sono gli anni della prima menzione del borgo di Costarainera (1467) e dell’ancor pacifica comunione parrocchiale con i fedeli di Cipressa.

Data al 1511 circa e, dunque, all’epoca dell’egida genovese sui borghi rivali, il definitivo ampliamento a tre navate della chiesa e l’estesa campagna decorativa dell’interno, che ci ha lasciato alcune delle sculture più arcaiche e primitive del panorama artistico del Ponente Ligure. Fuori e dentro le mura dell’edificio religioso, infatti, volti gravi e misteriosi e maschere senza tempo fanno capolino dai crochets angolari di alcuni capitelli, scrutandoci con aria enigmatica e ridestando la memoria di un sostrato atavico e apotropaico. Scrigno monumentale di reliquie venerate e di opere d’arte e di fede, la chiesa di Sant’Antonio Abate divenne ben presto la scomoda sede di una parrocchia popolosa e sempre più indolente, che riuniva forzosamente i fedeli di Cipressa e Costarainera e che non mancò di attirare anche le mire dei Signori di Lengueglia. È alla loro influenza, infatti, che si deve la costruzione di una torre campanaria destinata a ricordare al popolo della “Costa dei Raineri”, o quantomeno alla maggioranza di essi, la costante presenza della signoria sul territorio e, soprattutto, la premura con cui i Lengueglia sapevano proteggere i propri sottoposti, fornendoli di un bastione imprendibile contro gli attacchi portati dagli incursori turco-barbareschi (visitabile su appuntamento, per info contattare il Comune di Costarainera).

Oratorio confraternitale di San Carlo Borromeo (o della Santissima Trinità): costruito in senso perpendicolare rispetto alla chiesa parrocchiale, secondo un tipico allineamento dei poli religiosi barocchi in cui dialogano e si confrontano, spesso in termini di schietta rivalità, chiesa parrocchiale e oratorio confraternitale, l’edificio presenta una veste settecentesca (metà circa del sec. XVIII) ispirata alle forme e alle linee architettoniche di San Giovanni Battista.

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Intitolata al grande santo della Controriforma cattolica, l’oratorio attuale raccoglie l’eredità di una tradizione confraternitale legata al culto della Santissima Trinità che rimonta al Quattrocento e che, almeno sino agli anni Trenta del Settecento, faceva riferimento a un edificio religioso situato nelle immediate vicinanze della chiesa di Sant’Antonio Abate. Incaricata di compiti non soltanto religiosi, ma anche sociali e assistenziali, la confraternita di Disciplinanti che si serviva di quell’oratorio risentì notevolmente della decadenza sei e settecentesca in cui era caduta la vetusta parrocchiale che la fronteggiava, decidendo di trasferire la propria sede in un nuovo oratorio posto, come il precedente, nelle immediate vicinanze della chiesa neo parrocchiale di San Giovanni Battista.

Il nuovo oratorio della Trinità, tuttavia, non fu costruito prima della metà del Settecento e l’intitolazione attuale risale al 1846 e alla decisione del priore dell’epoca, Giovanni Stefano Raineri, d’incentivare un culto già latente e documentato in loco già dalla prima metà del Seicento; oggi l’edificio è chiuso al culto e alle visite, poiché minaccia rovina e resta in attesa di un prossimo, attento recupero.

Cappella suburbana di San Bernardo (o “degli Amerigo”): inserita ai limiti estremi dell’aggregato urbano, fra le lapidi otto e novecentesche che tappezzano l’ultimo archivolto che s’incontra percorrendo la ripida salita di via Sant’Antonio Abate, si trova una piccola cappella dedicata a san Bernardo che, a partire dal 1891, è divenuta l’edificio di riferimento o, meglio, la cappella “gentilizia” degli Amerigo.

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È all’iniziativa dei rami e degli esponenti di questa famiglia di imprenditori agricoli che dobbiamo l’urbanizzazione di questa porzione del borgo e, nel Settecento, il progressivo fagocitamento di un edificio religioso intitolato forse già a san Bernardo che, tuttavia, sparì per lasciare posto alle case coloniche erette in questa zona e a una nuova minuscola cappella per la devozione privata degli Amerighi.

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