Come dimostra chiaramente l’origine del nome, le principali vicende del borgo restarono legate al destino dei discendenti di Anselmo “de Quadraginta” (Anselmo da Quaranta), nobile piemontese e capostipite della Signoria feudale che comparve in zona al principio del XII secolo e che, proprio a Lingueglietta, pose il proprio castrum e la sede del potere politico. Giunto in loco attratto dalle prospettive dischiuse dal vuoto di potere creato alla morte della contessa Arduinica Adelaide di Susa e dalla lotta di successione che ne era seguita, Anselmo pose mano alla riorganizzazione di un feudo che abbracciava ampie porzioni della spalla occidentale della vallata e che si sosteneva sulle rendite derivanti dalla riscossione delle decime nella maggior parte delle parrocchie della Diocesi occidentale di Albenga (1153).
Malgrado la grave menomazione subita in epoca napoleonica, i resti delle fondamenta del castello che si ergeva sopra il promontorio roccioso che fronteggia la piazza della parrocchiale e, al contempo, la mole raccolta della stessa chiesa della Natività riassumono emblematicamente lo scontro delle forze in gioco durante il Medioevo: da un lato il potere feudale dei Signori di Linguilia (o Lingueglia) e, dall’altro, la sede di rappresentanza civica e religiosa dell’Universitas popolare. Sebbene omnipresente in diverse architetture della zona e in numerosi diocumenti scritti, l’ombrello politico offerto dai Lingueglia alla popolazione locale favorì lo sviluppo dell’economia e dell’urbanistica del borgo specie fra Duecento e Seicento. A quest’epoca, infatti, risalgono monumenti ragguardevoli del panorama architettonico tardo romanico del Ponente Ligure come la “chiesa-fortezza” di San Pietro e la chiesa parrocchiale, oltre che la formazione dei principali carruggi che attraversano la maglia urbana e che, evento raro, conservano ancora in posto le misure in pietra per la determinazione dei barili di olio, vino e grano e la “canna” in ferro per la misurazione delle lunghezze che, poste al di sotto della loggia comunale, si fanno risalire all’epoca della proclamazione degli statuti comunali (1434).
Le vicende del borgo che conducono attraverso il Cinquecento sembrano legate indissolubilmente alla parabola discendente della Signoria, ormai padrona sempre più nominale di un territorio frammentato e riottoso, alle contese e ai danni arrecati, e subiti, alle popolazioni dei comuni vicini (Santo Stefano, Riva Ligure, San Lorenzo e Cipressa) e, infine, al desiderio scoperto di conservare intatta la patente della propria nobiltà. Sono gli anni, ancora una volta, delle razzie, dei massacri, dei ratti e degli incendi che i pirati turco-barbareschi inflissero anche e soprattutto a questo borgo fiorente, ricco e ambizioso. Gli stessi anni che in altri luoghi indussero alla costruzione di bastioni e torri difensive e che, qui, quasi per un miracolo fortuito dell’architettura del tempo, portarono alla redazione del corpo superiore della chiesa di San Pietro la quale, come un piccolo fortilizio, accolse guardiole, beccatelli, ballatoi, caditoie e una cortina muraria permanente.
L’epopea della dinastia signorile si chiuse nel 1609, quando Gio Battista Lengueglia vendette i 21/24 carati del proprio feudo alla Repubblica di Genova, che se ne impossessò definitivamente traghettandola sino alle soglie dell’epoca moderna e alla fiera conservazione di un’autonomia comunale che, nel 1928, venne soppressa da Mussolini a favore del nuovo Comune di Cipressa, al quale resta ancora legata.