Nome scientifico: Cladocora caespitosa (Linnaeus, 1767)
Nome italiano: madrepora pagnotta
Nome inglese: cushion coral
Descrizione: C. caespitosa è una madrepora coloniale con scheletro calcareo, conosciuta anche a livello fossile, a partire dalle fasi calde del Pleistocene superiore. I polipi, delle dimensioni di 0,5 cm circa, presentano sempre i calici rivolti verso l’alto per catturare quanta più luce possibile. Vivono, infatti, in simbiosi con alghe unicellulari (zooxanthelle della specie Symbiodinium microadriaticum) che conferiscono loro il colore bruno con punte chiare.
Dimensioni: La forma della colonia varia da cuscinetti compatti, anche di 30 cm di diametro nelle acque superficiali, a forme più ramificate alle maggiori profondità. le colonie, di solito isolate, possono fondersi dando origine a veri e proprio banchi.
Habitat: Specie endemica del Mediterraneo, è comune su fondali rocciosi, da pochi metri fino a 30-40 m di profondità, sia nelle praterie di Posidonia oceanica, sia nel coralligeno.
Alimentazione: Si ciba di zooplancton catturati dai polipi. in parte sembra nutrirsi anche delle sostanze prodotte dalle alghe simbionti.
Riproduzione: La colonia si accresce per gemmazione e si riproduce sessualmente in estate quando fattori come temperatura e cibo sono favorevoli. I ritmi di crescita sono comunque molto lenti da qualche millimetro a qualche centimetro all’anno.
Curiosità: C. ceaspitosa è la madrepora più grande del Mediterraneo ed è anche uno dei più antichi. Il più importante giacimento fossile si trova in Italia, a Taranto, e risale a circa 125.000 anni fa.
Abitudini: La simbiosi con le alghe zooxanthellae rende tale specie vulnerabile al riscaldamento delle acque superficiali. Durante il periodo estivo ed autunnale sono riscontrabili colonie bianche, per la perdita dei simbionti. Il ripetersi di tali episodi determina la rarefazione della specie anche se la presenza di numerose piccole colonie in alcune aree suggerisce una buona resilienza.
Protezione: È inserita nell’Allegato II della Convenzione di Berna e nell’Annesso II Protocollo delle Aree Specialmente Protette di Importanza Mediterranea (ASPIM, Convenzione di Barcellona) poiché considerata vulnerabile al riscaldamento delle acque. Ecco perché è importante la segnalazione (http://www.reefcheckitalia.it/).