DA VISITARE A SAN LORENZO AL MARE

Monumenti e luoghi d’interesse storico, artistico e culturale

Chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena: in ossequio alla tradizione marinara del culto provenzale della Maddalena, la chiesa sorge immediatamente a ridosso degli scogli e delle spiagge che circondano il vecchio porticciolo dei pescatori.

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Sino a non molti decenni fa, isolato e battuto dai venti e dai flutti del mare, l’edificio presenta una tipica veste barocca maturata in seguito al raggiungimento del rango di parrocchiale (1749-1766 circa), che è stata cucita sopra l’impianto di una chiesa precedente di epoca seicentesca: a tre navate, sostenuta da poderosi pilastri, provvista di una cupola centrale e di una serie di cappelle laterali e apicali culminanti in un’abside poligonale.

Sebbene non esista alcuna memoria tangibile di una fase precedente il XVII secolo, la fondazione della chiesa di Santa Maria Maddalena è ben più antica e risale all’epoca della creazione del borgo orientale, la “San Lorenzo del Porto” (1252). Specchio fedele delle ambizioni vittoriose di quella gente e scrigno del gran tempo dell’arte barocca, al suo interno si conserva ancora una buona galleria di tele dipinte sei e settecentesche di scuola portorina (Casanova, Niggi e Carrega) provenienti anche da altri edifici religiosi sconsacrati, oltre ad alcuni arredi liturgici coevi (sempre aperta, per info contattare il Comune di San Lorenzo al Mare).

Oratorio di San Lorenzo o della Misericordia: sconsacrato, faticosamente recuperato e recentemente rimesso in valore e, quindi, destinato a centro polivalente e sede espositiva, l’edificio sorge presso l’intersezione stradale che dalla Via Aurelia immette sulla provinciale diretta a monte verso i borghi di Costarainera, Cipressa e Lingueglietta.

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Sede di una delle fondazioni religiose più antiche del paese (prima metà circa del sec. XII), nella quale s’identificavano le aspirazioni di primazia politica e civile del borgo occidentale (la “San Lorenzo della Lengueglia”), l’oratorio presenta una veste tardo barocca parzialmente mascherata in facciata da alcuni interventi otto e novecenteschi: un’aula rettangolare allungata, voltata a botte e coronata da un’abside poligonale.

Al suo interno, tuttavia, riaffiorano ancora le tracce esigue di un affresco tardogotico (fine del sec. XV) e dell’importante trascorso medievale; l’epoca in cui l’edificio giunse ad accarezzare il sogno di strappare il primato religioso alla chiesa della Maddalena e quello civico al borgo orientale, prima di diventare la sede defilata di una confraternita di Disciplinanti devoti alla Vergine Annunziata (visitabile su appuntamento, per info contattare il Comune di San Lorenzo al Mare).

Ex Cappella “Muzio-Varese”: sito nel cuore più antico dell’abitato orientale, fra i ripidi caruggi che incrociano via Castello, l’edificio s’inseriva all’interno della maglia urbana e se ne riconoscono ancora alcuni resti murari leggibili tra via Castello e vico san Martino (la zona absidale).

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Di incerta identificazione, la presenza del culto di san Martino di Tours e l’esistenza certificata di un oratorio barocco in quella posizione ancora all’inizio del Settecento induce a credere che la sua fondazione sia ben più antica e riferibile a un periodo anteriore alla creazione del borgo orientale (1252).

L’anonimo oratorio, costantemente dimenticato dalle visite apostoliche di epoca controriformata, rimase in uso sino alla fine dell’Ottocento o, forse, agli inizi del Novecento, quando venne acquistato dalla famiglia Muzio-Varese e sacrificato per lasciare spazio al loggiato e ai nuovi piani del costruendo palazzo gentilizio.

Ex Cappella della “Scià Silvia” (della Signora Silvia): legata alla tradizione barocca dei Sepocri e a un importante ritrovamento artistico, il “cartelame” (un cartone dipinto per allestire sacre rappresentazioni nei giorni della Settimana Santa e delle Quarantore) della Deposizione di Cristo dalla croce (sec. XVII), l’anonima cappella prende posto nel sedime urbano del quartiere più antico dell’abitato orientale, al centro di via Castello.

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L’edificio, di incerta identificazione per via della grave penuria di documenti, sorse probabilmente per rimpiazzare l’oratorio barocco demolito improvvidamente dalla famiglia Muzio-Varese, tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, e la sua sopravvivenza è legata alle cure amorevoli della sua leggendaria custode, la Signora Silvia. Secondo una tradizione durata sino a non molti decenni fa, quando la cappella era ancora consacrata e non minacciava rovina, nei giorni che precedevano la Pasqua del Signore e la preparazione degli apparati effimeri per il rito del sepolcro, venivano allestiti i vasetti ricchi di spighe di grano che “à Scià Silvia” (la Signora Silvia) aveva seminato e diligentemente curato per un anno intero.

Daniel Spoerri, Carin Grudda e altre proposte per un museo diffuso: nel quadro di una lungimirante politica di recupero e valorizzazione del borgo alluvionato (1998-2000) è nata l’idea di arricchire le vie e i monumenti del centro storico, come del lungomare, attraverso una serie di installazioni permanenti volte a creare un percorso artistico suggestivo e pregnante.

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Si tratta di un piccolo museo diffuso, che da via Vignasse conduce alla sede del Municipio e, da qui, lungo l’Aurelia, verso l’oratorio di San Lorenzo (o della Misericordia) e nuovamente al lungomare; un percorso artistico nel quale si distribuiscono una serie di sculture bronzee che, come “la Tazza”, “il Cerbero”, “la Quercia 115 – Omaggio a Joseph Beuys” e “Africa”, formano tante tappe di una comunicazione non verbale in chiave dada, surrealista, pop e neo-realista.

In questo modo, una dopo l’altra, sfilano la visione ironica e disincantata di Daniel Spoerri sullo status che la società assegna agli oggetti e alle icone del mondo quotidiano, il carattere ludico, l’energia vitale e il fondo primordiale della poetica di Carin Grudda, “Signora del gioco e della soglia”, e, infine, l’anima nera e la cultura tribale di Alì Traorè, che plasma un idolo arcaico etereo e affilato, una triade totemica sanguigna, un feticcio primitivo.

Il Teatro dell’Albero: il teatro civico è collocato al di sotto del palazzo comunale, nella Sala Beckett; un ambiente raccolto e accogliente, costruito agli inizi del 2000 e concepito come un anfiteatro greco, con una successione calibrata di gradinate, la platea che si fonde con il palco e, fra le quinte, un esemplare di ficus.

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Si tratta di un albero dai molti significati, che affonda le radici nel letto del torrente che distrusse il borgo ipogeo e che costituisce non soltanto un simbolo di rinascita ma, anche, il centro polare della comunità, il luogo dell’incontro e del dialogo, l’Agorà

È attorno a questo polo che si è venuta costruendo una compagnia di esperti attori (2003) che porta avanti e diffonde la voce della cultura (visitabile su appuntamento, per info contattare il Comune di San Lorenzo al Mare).

San Lorenzo al Mare